All’epoca di Muratori, le norme giuridiche sono dovunque molteplici, lacunose, frammentarie e contraddittorie. Non esiste una chiara e definita gerarchia, anche all’interno di un medesimo Stato. Quindi i giudici si orientano cercando soluzioni nella dottrina giuridica, cioè nelle opere dei giuristi che, dal Medioevo in poi, hanno accumulato una grande quantità di opere (trattati, commenti, raccolte di pareri o di sentenze, prontuari, formulari e via dicendo) che però finiscono per creare più inconvenienti di quelli a cui si vuole ovviare.
6.In tribunale
La guida di Muratori per smascherare gli azzecca-garbugli
La dottrina ha avuto come faro l’antico diritto romano del Corpus Iuris Civilis riunito da Giustiniano nel VI secolo d.C., ma nel tempo le interpretazioni dei giuristi hanno creato una fitta e inestricabile rete che rende impossibile prevedere l’esito di un processo.
In questo contesto, i giudici sono legittimati a usare un’ampia discrezionalità nella determinazione della sentenza; dal canto loro, gli avvocati appaiono favoriti dalle lungaggini dei processi, che offrono loro occasione di maggiori guadagni.


I promessi sposi è ambientato diversi decenni prima della sua nascita, ma Muratori ha sicuramente conosciuto anche ai suoi tempi avvocati così.
Il personaggio, assolutamente secondario nel romanzo, è entrato nell’immaginario collettivo grazie alla bravura di Manzoni nel tratteggiarlo, agli attori che lo hanno interpretato in televisione (da Franco Parenti, nell’immagine, a Dario Fo) e perché, probabilmente, è capitato a tutti di rivederlo in alcune esperienze quotidiane.
Muratori e i “difetti” della giurisprudenza
Muratori si laurea in giurisprudenza nel 1694 e quindi conosce bene i mali del sistema giudiziario della sua epoca. Li affronta nel suo trattato Dei difetti della giurisprudenza (1742), nel quale fustiga il malcostume dei giudici e degli avvocati, disinteressati alla semplificazione del processo e anzi interessati a “spennare” le malcapitate parti in causa. Nella medesima opera, Muratori propone un «picciol codice» di poche e chiare leggi promulgate dal sovrano e capace di ridurre drasticamente i tempi dei processi, sottraendo la giustizia alla molteplicità delle interpretazioni legali e all’arbitrio dei giudici.
Più di vent’anni dopo la sua scomparsa, nel 1771, la proposta si realizzò quando il duca Francesco III, che da ragazzo era stato istruito proprio da Muratori, promulgò il Codice di leggi e costituzioni, una delle più avanzate raccolte normative dell’Italia settecentesca.