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2.Tra le antiche carte

Intellettuale da Modena a Milano e ritorno

Protagonisti

Jean Mabillon

Jean Mabillon (Saint-Pierremont, Reims, 1632 - abbazia di Saint-Germain-des-Prés, Parigi, 1707), monaco benedettino, è considerato tra i fondatori della diplomatica e della paleografia moderne. Il suo metodo innovativo metteva al centro l’autenticità del documento e del dato testuale, tralasciando ogni esigenza apologetica o politica ed esercitando un rigoroso spirito critico.

Nel 1695 l’importante famiglia Borromeo di Milano, dopo averne notato le capacità, propone a Muratori di trasferirsi nella città lombarda per proseguire i suoi studi. A ventitre anni, Lodovico Antonio diventa bibliotecario dell’Ambrosiana di Milano, all’epoca uno dei principali centri culturali italiani. Oltre a disporre di un patrimonio di libri e documenti di grandissima importanza per i suoi interessi, Muratori può godere della protezione offerta agli intellettuali come lui da grandi personalità ed esponenti della nobiltà, tra i quali la famiglia Borromeo-Arese che lo aveva voluto all’Ambrosiana.

A Milano, Muratori può mettere in pratica la diplomatica di Jean Mabillon già appresa a Modena dall’abate Benedetto Bacchini, ovvero lo studio critico di un documento per accertarne l’autenticità e il valore di testimonianza storica. Si concentra sugli studi storici e sul contrasto alle superstizioni e alle false credenze religiose.

Dopo cinque anni fertili e cruciali, il duca Rinaldo I d’Este decide di richiamare il suo suddito in patria per affidargli la cura della biblioteca ducale. Per il giovane Muratori, occuparsi delle antiche carte degli Estensi è una grande opportunità. Gli Estensi avevano infatti una ricchissima raccolta di documenti antichi e recenti, anche grazie alla stagione collezionistica e alla committenza di opere della loro corte in età rinascimentale. Alla Biblioteca-Archivio Estense, Muratori trova dunque uno straordinario giacimento di documenti che offre una solida base ai suoi studi successivi e alle sue pubblicazioni. Inoltre, come bibliotecario, riceve uno stipendio di corte che gli consente di sostenersi e di procedere negli studi, anche curando pubblicazioni e imprese editoriali.

Protagonisti

Rinaldo d’Este

Rinaldo I d’Este (Modena, 1655-1737) è duca
di Modena e Reggio a partire dal 1695, dopo aver dato le dimissioni dal cardinalato. A lui si devono l’acquisto e l’annessione del Ducato della Mirandola, la costruzione della villa ducale di Rivalta presso Reggio Emilia.
Descritto dai contemporanei come uomo austero e rigoroso, sotto il profilo culturale diede impulso alla musica e alle arti, commissionando le decorazioni degli ambienti più importanti del Palazzo Ducale.
Protagonisti

I Borromeo

I Borromeo sono un’importante famiglia milanese. Per secoli, esercitarono una forte influenza sulla città di Milano e sull’area del Lago Maggiore, dove costituirono un vasto feudo, detto “Stato Borromeo”, sopravvissuto fino all’epoca napoleonica.
Tra i membri più noti della casata, il cardinale Carlo Borromeo, venerato come santo dalla Chiesa Cattolica, e il cardinale Federico Borromeo, inserito da Alessandro Manzoni tra i personaggi del romanzo I promessi sposi.

Come erano fatte le biblioteche e cosa faceva un bibliotecario?

All’epoca il bibliotecario non è solo un custode, ma è un intellettuale di corte che può orientare e dare lustro alle politiche culturali di un principe. Molti grandi intellettuali dell’epoca sono bibliotecari o eruditi di corte, ad esempio Antonio Magliabechi
a Firenze o Gottfried Wilhelm Leibniz ad Hannover.

All’epoca di Muratori, le biblioteche hanno già un sistema
di ordinamento, come dimostrano le vecchie segnature e collocazioni che ancora si trovano sui volumi. Non tutte le biblioteche erano però di uso pubblico, anche se nel corso del Settecento questa sensibilità andrà sempre più sviluppandosi.

Focus

La biblioteca Ambrosiana di Milano

Fondata nel 1607 dal cardinale Federico Borromeo, al suo interno custodiva (e custodisce ancora oggi) manoscritti preziosissimi provenienti da molte diverse aree geografiche. In una lettera proprio al cardinale Federico, Galileo Galilei la definisce «l’eroica et immortal libreria». Il patrimonio originario comprendeva circa 30.000 stampati e 8.000 manoscritti, acquistati da ogni parte del mondo - anche Arabia, Cina, Russia, Indie e Giappone.
Oggi il patrimonio ammonta a un milione di stampati (tra cui migliaia di incunaboli e cinquecentine), quasi quarantamila manoscritti, dodicimila disegni, ventiduemila incisioni e altre rarità.

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