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7. Vicino al potere

Prime prove di modernità in un piccolo Stato dell’Italia settentrionale

Protagonisti

Christian Wolff

Sul fronte politico, Muratori risente del clima filosofico e giuridico che vede nel sovrano non più il predestinato al potere per diritto divino, bensì il “primo servitore dello Stato”, votato
al pubblico benessere. Questa sorta di nuova ideologia politica viene costruita in quegli
anni dalle opere di Christian Wolff (Breslavia, 1679 – Halle sul Saale, 1754), filosofo e giurista tedesco che vedeva nel Allgemeine Wohlfahrt (pubblica felicità) il fine legittimante del potere sovrano. È considerato il teorico del “dispotismo illuminato”, cioè la forma politica in cui il sovrano detiene sì un potere assoluto, ma esercitato per raggiungere l’obiettivo razionale del bene comune. A tale ideologia si rifanno sovrani come Federico II di Prussia o l’imperatore d’Austria Giuseppe II d’Asburgo.

All’epoca di Muratori, l’Italia vive da almeno due secoli un isolamento dovuto al controllo esercitato dalla Chiesa sulla cultura. Cominciano, però, ad arrivare i fermenti che da tempo contrassegnano il dibattito europeo, come un rinnovato interesse per la storia e per le fonti storiche e critiche moderate nei confronti di alcuni aspetti del vivere sociale. In alcune corti italiane, come Torino, Napoli, Milano, Firenze, Parma e Modena, inizia un processo di accentramento dei poteri e di rafforzamento dello Stato. Tuttavia i sovrani trovano difficoltà nell’intaccare i privilegi di nobili ed ecclesiastici e delle corporazioni, tra cui i giuristi.

Politica ed economia nel Ducato di Modena e Reggio

Nel Ducato di Modena e Reggio, a Rinaldo I succede il figlio Francesco III, influenzato dal cauto riformismo austriaco in Lombardia dove ha risieduto a lungo, in virtù della politica di alleanze con l’Impero asburgico intrapresa dal padre. Le dimensioni ridotte del ducato estense consentono al duca di procedere ad alcune riforme, tra cui quelle fiscali.

Lo sforzo riformatore incontra resistenze interne e non migliora le condizioni economiche dei sudditi. I contadini sono schiacciati dalle pretese dei feudatari o dalle tasse dello Stato, i proprietari di attività agrarie o artigiane non godono di abbastanza considerazione da essere incentivati. Il ducato estense, come gran parte dell’Italia, è ancorato a un’economia agraria basata su contratti e dipendenze agrarie di stampo medievale.

Muratori biasima l’innata “inerzia” del popolo italiano, privo di quella intraprendenza che ha fatto la fortuna di molti paesi dell’Europa settentrionale. Muratori ritiene che sia compito del potere pubblico modificare questa indole dannosa per i singoli e per la comunità.

Del governo della peste e il ruolo dello Stato di fronte ai bisogni

Già nel Governo della peste (1714), Muratori propone una visione “moderna”, basata sulla prevenzione e sull’organizzazione del corpo cittadino, per promuovere comportamenti virtuosi ed evitare i contagi, combattendo le pratiche superstiziose che, invece di fermare il male, lo diffondono. Si percepisce qui chiaramente come Muratori veda nei poteri pubblici i dispensatori di un servizio verso le esigenze dei sudditi, specie di quelli più bisognosi.

Della pubblica felicità e le riforme “muratoriane”

L’ultima opera di Muratori, Della pubblica felicità, oggetto de’ buoni principi (1749), è una sorta di testamento morale e politico, in cui Muratori riflette con la sua sensibilità “cristiana” su un assetto politico e sociale antiquato e profondamente ingiusto.

Muratori propone un’istruzione agronomica per i contadini per favorire la produttività dei terreni e degli animali; per i mercanti e gli artigiani sostiene la liberalizzazione del commercio dei beni e il superamento dei vincoli legati al privilegio successorio feudale e all’intoccabilità della “manomorta”, cioè del patrimonio economico degli enti ecclesiastici.

Inoltre, Muratori riconosce grande importanza alla formazione universitaria, pur non ritenendo adeguati gli atenei italiani del tempo. In un famoso passo della Pubblica felicità, invita infatti i giovani giuristi, futuri funzionari di un sovrano riformatore, ad andare in Germania o in Olanda, dove viene studiato il “diritto pubblico universale”, disciplina essenziale per affrontare la stagione delle riforme.

Negli anni seguenti alla morte di Muratori, Francesco III realizza molte delle riforme da lui prefigurate. Riduce le esenzioni degli enti ecclesiastici e i vincoli successori che impediscono la commercializzazione dei beni ecclesiastici, statalizza l’università nel 1772, e tra i nuovi laureati sceglierà i suoi funzionari e i professionisti che dovranno migliorare l’amministrazione pubblica, la giustizia e le condizioni economiche del ducato.

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